Storia

L'Alta Langa, terra di passaggio, terra di contadini

Apicoltura, erede della tradizione contadina | I. Borgna

La Riserva delle Sorgenti del Belbo è si trova nel cuore dell'Alta Langa, zona di boschi e pascoli, terra di contadini, allevatori, boscaioli.

Un luogo di passaggio

L'area delle sorgenti del Belbo, per la sua morfologia ondulata è sempre stata facile da attraversare e per questo percorsa da civili e ed eserciti. Le notizie sugli antichi popoli liguri che abitarono la zona sono estremamente limitate così come è misteriosa la collocazione della mitica città di "Caristo", che oppose una strenua resistenza all'invasione romana. Alcuni storici la individuano nei pressi di Cairo Montenotte (SV). Con la "pax romana" (sterminio e riduzione in schiavitù delle popolazioni autoctone), l'area allora ricoperta da fitte foreste, divenne il confine fra la Gens Camilla e la Gens Publilia.
Nel 1796 l'esercito francese con 35000 armati guidati dal giovane generale Napoleone Bonaparte, valicò lo spartiacque della Val Bormida sconfiggendo gli austriaci e i piemontesi nella famosa battaglia di Millesimo (SV). Nei giorni di Ferragosto del 1809, il pontefice Pio VII, nel suo triste viaggio d'esilio verso la Francia, prigioniero di Napoleone, si dice che si fermò a bere nelle fresche acque della Sorgente del Belbo, da allora chiamata "Fontana del Papa".

Una giornata sulle colline dell’Alta Langa

Ma com’era fino a meno di cent’anni fa, la vita di chi abitava in questi luoghi? Facciamocelo raccontare da un abitante del posto: “Negli anni ’50, finito il taglio dei fieni, dedicavamo un’intera giornata alla cura di un bosco in località “Bricchetto Rotondo” (proprio accanto all’anello escursionistico delle Sorgenti del Belbo, n.d.a.). Era l’inizio dell’estate e partivamo all’alba – mio padre, mia madre ed io – con il carro trainato da un paio di manzi che potevano così pascolare all’ombra degli alberi. Si falciava l’erba che cresceva nelle radure del bosco e la si rivoltava frequentemente per farla seccare in fretta, mescolandola alla paglia portata da casa. All’ora di pranzo si mangiavano minestra, frittata, pane e “vinotto”. Per digerire, mio papà tagliava con la scure gli alberi secchi e quelli che i “guardia fili” avevano lasciato a metà. La mamma e io sramavamo e raccoglievamo i rami spezzati dalla neve e facevamo le fascine. Poi accatastavamo la legna sul carro e completavamo il carico con la msc-cia (il fieno della giornata, mescolato con la paglia). Prima che facesse notte mi toccava ancora recuperare i manzi che proprio a quell’ora non avevano nessuna voglia di tornare in stalla perché faceva fresco e non c’erano i tafani a dar fastidio. Così finiva che si tornava a casa a notte fonda, con la nonna che aspettava in piedi al buio – e la tavola apparecchiata”. Accidenti, che fatica: l'anello delle Sorgenti del Belbo al confronto è un gioco da ragazzi!

Sotto ai piedi: la galleria del Belbo

Sotto alla Riserva corre la galleria ferroviaria del Belbo. Il tunnel appartiene alla tratta Torino-Savona ed è lungo 5 km: inizia a Saliceto e termina a Sale delle Langhe. Ultimata nel 1871, al tempo in cui i treni erano a vapore, la galleria era dotata di otto pozzi di aerazione per lo sfiato, chiusi negli anni ’30 con l’elettrificazione della linea, tranne il numero 5 e il numero 8. Il pozzo più profondo era il numero 7, che misurava ben 211 metri. Una coppia di contadini del posto colse al volo l’occasione per racimolare un po’ di denaro con il cantiere della galleria: aprirono una piccola trattoria nei pressi del pozzo numero 5 e cucinavano i pasti per gli operai usando i prodotti locali: cacciagione, fagioli, patate e vinello delle vigne locali… praticamente un agriturismo a km0. Con i proventi di tale attività hanno acquistato una cascina grande e bella in località Barbei - proprio dove l’anello delle Sorgenti del Belbo fa il suo “giro di boa” – giunta al bisnipote degli intraprendenti contadini.